Microbiota e alimentazione
La dieta può essere considerata uno dei più importanti modulatori del microbiota intestinale.
Esiste un rapporto biunivoco tra la dieta e il microbiota intestinale in quanto ognuno di questi è in
grado di influenzare l’altro.
Il microbiota dell’intestino umano risponde rapidamente ai grandi cambiamenti della dieta e le abitudini
alimentari su lungo termine costituiscono una forza dominante nel determinare la composizione del
microbiota intestinale di un individuo.
Medesimi cambiamenti nella dieta possono però avere un effetto molto variabile da persona a persona
a causa della natura individualizzata del microbiota intestinale.
I nutrienti contenuti negli alimenti rappresentano dei substrati per garantire la crescita microbica.
Macronutrienti e micronutrienti, additivi alimentari e altri componenti minori, possono modulare
il microbiota nella composizione e nel suo potenziale funzionale.
Inoltre poiché il cambiamento dietetico comporta spesso sia l’eliminazione sia la sostituzione di
alcuni componenti dietetici, resta sempre il dubbio su quale modifica della dieta sia realmente
responsabile del cambiamento del microbiota intestinale.
Il microbiota influenza anche il valore nutrizionale di un alimento, in quanto spesso condiziona
le modalità con le quali esso viene metabolizzato e i suoi nutrienti vengono assorbiti.
Alcune fonti di carboidrati complessi, definite accessibili al microbiota (MAC), esercitano un effetto
sia sulla varietà microbica all’interno dell’intestino sia sulla generazione di prodotti metabolici,
portano alla produzione di acidi grassi a catena corta (SCFA), CO2 e H2.
La fibra alimentare di per sé contribuisce poco all’assunzione calorica, ma è molto importante per la
regolazione di diverse funzioni fisiologiche dell’organismo. Essa è costituita per la maggior parte
da polisaccaridi, non direttamente utilizzabili dall’organismo umano, ma che contribuiscono al
nutrimento dei batteri intestinali.
La fibra alimentare agisce principalmente come prebiotico, ovvero stimola la corretta crescita microbica.
La fibra alimentare è contenuta per lo più negli alimenti di origine vegetale come frutta, verdura,
frutta secca, cereali integrali e legumi. Una dieta povera in fibre induce un’alterazione dell’integrità
della mucosa intestinale e ha effetti pro-infiammatori.
Anche il consumo di una dieta ricca di proteine ha effetti sulla composizione e sul potenziale funzionale
delle comunità batteriche intestinali nell’uomo.
Una dieta ricca di carne rossa e uova può favorire l’insorgenza di patologie cardiovascolari
indipendentemente dal loro contenuto di grassi, in quanto alcune molecole come la L-carnitina
e la colina, contenute in questi alimenti, possono essere metabolizzate a trimetilamina ossido (TMAO),
grazie al microbiota intestinale. TMAO è un ammina che può causare arteriosclerosi.
L’assunzione di proteine vegetali sembra invece indurre effetti positivi sul metabolismo e
l’omeostasi intestinale, con un miglioramento del controllo glicemico.
Per quanto riguarda i grassi, gli acidi grassi saturi e trans possono suscitare cambiamenti significativi
nella composizione del microbiota intestinale influenzando l’aumento di peso e l’infiammazione
del tessuto adiposo. Le diete ad elevato contenuto di grassi possono modificare l’integrità dell’epitelio
intestinale e la sua funzione immunitaria.
Infine i composti fenolici, ovvero metaboliti secondari presenti in un’enorme varietà di alimenti di
origine vegetale, possono promuovere la crescita di specie microbiche intestinali specifiche
come nel caso del resveratrolo del vino o dei polifenoli del tè.
In conclusione diete bilanciate e plant-based , come la dieta mediterranea, dove vi un maggior
consumo di alimenti di origine vegetale e un adeguato consumo delle fonti animali sono
amiche del nostro microbiota intestinale.
Bibliografia e Sitografia:
CREA, Linee guida per una sana alimentazione per la popolazione italiana. 2018
Hellas Cena, Dal Microbiota ai probiotici. 2020
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